giovedì 24 aprile 2014

Lettera del capo indiano Seattle al presidente USA Franklin Pierce, uno dei migliori testi ambientalisti mai scritti, in occasione della giornata mondiale della terra, Earth Day, 22 aprile

Le radici storiche della cultura ambientalista Lettera del capo indiano Seattle al presidente Usa Franklin Pierce Nel 1854 il "Grande Bianco" di Washington (il presidente degli Stati Uniti) si offri' di acquistare una parte del territorio indiano e promise di istituirvi una "riserva" per il popolo indiano. Ecco la risposta del "capo Seattle", considerata ancora oggi la piu' bella, la piu' profonda dichiarazione mai fatta sull'ambiente. 14 settembre 2003 - capo indiano Seattle Capo indiano Capo indiano CHIUDI "Come potete acquistare o vendere il cielo, il calore della terra? L'idea ci sembra strana. Se noi non possediamo la freschezza dell'aria, lo scintillio dell'acqua sotto il sole come e' che voi potete acquistarli? Ogni parco di questa terra e' sacro per il mio popolo. Ogni lucente ago di pino, ogni riva sabbiosa, ogni lembo di bruma dei boschi ombrosi, ogni radura ogni ronzio di insetti e' sacro nel ricordo e nell'esperienza del mio popolo. La linfa che cola negli alberi porta con se' il ricordo dell'uomo rosso. Noi siamo una parte della terra, e la terra fa parte di noi. I fiori profumati sono i nostri fratelli, il cavallo, la grande aquila sono i nostri fratelli, la cresta rocciosa, il verde dei prati, il calore dei pony e l'uomo appartengono tutti alla stessa famiglia. Quest'acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non e' solamente acqua, per noi e' qualcosa di immensamente significativo: e' il sangue dei nostri padri. I fiumi sono nostri fratelli, ci dissetano quando abbiamo sete. I fiumi sostengono le nostre canoe, sfamano i nostri figli. Se vi vendiamo le nostre terre, voi dovrete ricordarvi, e insegnarlo ai vostri figli, che i fiumi sono i nostri e i vostri fratelli e dovrete dimostrare per fiumi lo stesso affetto che dimostrerete ad un fratello. Sappiamo che l'uomo bianco non comprende i nostri costumi. Per lui una parte di terra e' uguale all'altra, perche' e' come uno straniero che arriva di notte e alloggia nel posto che piu' gli conviene. La terra non e' suo fratello, anzi e' suo nemico e quando l'ha conquistata va oltre, piu' lontano. Tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come se fossero semplicemente delle cose da acquistare, prendere e vendere come si fa con i montoni o con le pietre preziose. Il suo appetito divorera' tutta la terra e a lui non restera' che il deserto. Non esiste un posto accessibile nelle citta' dell'uomo bianco. Non esiste un posto per vedere le foglie e i fiori sbocciare in primavera, o ascoltare il fruscio delle ali di un insetto. Ma forse e' perche' io sono un selvaggio e non posso capire. Il baccano sembra insultare le orecchie. E quale interesse puo' avere l'uomo a vivere senza ascoltare il rumore delle capre che succhiano l'erba o il chiacchierio delle rane, la notte, attorno ad uno stagno? Io sono un uomo rosso e non capisco. L'indiano preferisce il dolce suono del vento che slanciandosi come una freccia accarezza la faccia dello stagno, e preferisce l'odore del vento bagnato dalla pioggia mattutina, o profumato dal pino pieno di pigne. L'aria e' preziosa per l'uomo rosso, giacche' tutte le cose respirano con la stessa aria: le bestie, gli alberi, gli uomini tutti respirano la stesa aria. L'uomo bianco non sembra far caso all'aria che respira. Come un uomo che impiega parecchi giorni a morire resta insensibile alle punture. Ma se noi vendiamo le nostre terre, voi dovrete ricordare che l'aria per noi e' preziosa, che l'aria divide il suo spirito con tutti quelli che fa vivere. Il vento che ha dato il primo alito al Nostro Grande Padre e' lo stesso che ha raccolto il suo ultimo respiro. E se noi vi vendiamo le nostre terre voi dovrete guardarle in modo diverso, tenerle per sacre e considerarle un posto in cui anche l'uomo bianco possa andare a gustare il vento reso dolce dai fiori del prato. Considereremo l'offerta di acquistare le nostre terre. Ma se decidiamo di accettare la proposta io porro' una condizione: l'uomo bianco dovra' rispettare le bestie che vivono su questa terra come se fossero suoi fratelli. Che cos'e' l'uomo senza le bestie? Se tutte le bestie sparissero, l'uomo morirebbe di una grande solitudine nello spirito. Poiche' cio' che accade alle bestie prima o poi accade anche all' uomo. Tutte le cose sono legate tra loro. Dovrete insegnare ai vostri figli che il suolo che essi calpestano e' fatto dalle ceneri dei nostri padri. Affinche' i vostri figli rispettino questa terra, dite loro che essa e' arricchita dalle vite della nostra gente. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri: la terra e' la madre di tutti noi. Tutto cio' che di buono arriva dalla terra arriva anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi. Noi almeno sappiamo questo: la terra non appartiene all'uomo, bensi' e' l'uomo che appartiene alla terra. Questo noi lo sappiamo. Tutte le cose sono legate fra loro come il sangue che unisce i membri della stessa famiglia. Tutte le cose sono legate fra loro. Tutto cio' che si fa per la terra lo si fa per i suoi figli. Non e' l'uomo che ha tessuto le trame della vita: egli ne e' soltanto un filo. Tutto cio' che egli fa alla trama lo fa a se stesso. C'e' una cosa che noi sappiamo e che forse l'uomo bianco scoprira' presto: il nostro Dio e' lo stesso vostro Dio. Voi forse pensate che adesso lo possedete come volete possedere le nostre terre ma non lo potete. Egli e' il Dio dell'uomo e la sua pieta' e' uguale per tutti: tanto per l'uomo bianco quanto per l'uomo rosso. Questa terra per lui e' preziosa. Dov'e' finito il bosco? E' scomparso. Dov'e' finita l'aquila? E' scomparsa. E' la fine della vita e l'inizio della sopravvivenza".

sabato 19 aprile 2014

L’ESSENZA DI UN GIARDINO



Le nostre piante accudite con devozione ci ripagano in mille modi inaspettati: favoriscono intrecci di relazioni, nuove amicizie, tutte mosse dagli stessi sentimenti, perché nel coccolare le nostre piante ci guida una passione genuina che tocca il più profondo dei nostri bisogni: prenderci cura di noi!
Che sia una semplice passione, una pratica che allontana dai pensieri frettolosi quotidiani, una ricerca o un avvicinamento alla natura, appassionarsi alle piante significa abbandonare i nostri pensieri e le nostre abitudini e dedicarsi con pazienza a loro.
Pian piano piccoli e lenti gesti diventano condivisi, diventano scambi sociali, intrecci di relazioni che porteranno le persone ad attivare una sorta di caccia al tesoro, accordi per confrontarsi, creazione di passaparola e sottili comunità virtuali, tutti mossi dallo stesso sentimento e desiderio di condivisione.
Si entra pian piano in un mondo fantastico dove il silenzio regna e ti accoglie indicandoti nel suo percorso dove far sostare l’occhio.
Sguardi curiosi vanno alla ricerca di qualcosa da scoprire, mentre il giardino segreto continua ogni giorno a mostrare angoli nascosti e rivelare nuovi sorprendenti cambiamenti.
Il nostro giardino, grande o piccolo che sia, ci rappresenta, comunica le nostre sensazioni, svela i nostri bisogni e le nostre emozioni e manifesta le attenzioni che sappiamo dedicare agli altri, chi ama il proprio giardino sentirà il bisogno di vederlo la mattina prima di uscire di casa o durante il giorno e sarà l’ultimo pensiero della sera prima del buio, ci ricambierà per intero di tutti i nostri sforzi ed una volta impostato e definito ci chiederà veramente poche cure e sarà sempre disponibile ai nostri cambiamenti, accontentando volta per volta le nostre mutevoli esigenze, nulla meglio di un giardino ci permette di far correre la fantasia, la creatività e i diversi stati d’animo. Le scelte dei colori ci permettono di creare sfondi con il massimo del cromatismo o angoli monocromatici più distensivi, aiuole sgargianti e un sottobosco rilassante.
Dopo anni passati a trascorrere il mio “non tempo libero” e cioè quello sottratto faticosamente ad altre incombenze faticosamente assolte in orari impossibili, sono giunta alla conclusione che il nostro giardino o balcone o terrazzo o semplicemente una fioriera accudita con passione è il luogo più vivo che esiste: ogni filo d’erba, ogni germoglio, ogni pianta piccola o grande, ogni cespuglio, ogni albero è vivo, soffre, si lamenta, cresce, si nutre, si ribella e a volte muore! Ma tutti questi organismi vivi ci ricambiano in base alla loro natura delle cure che dedichiamo, con i colori, i profumi, le forme di cui sono dotati.

Questa è l’essenza di un giardino: luogo ideale per sublimare i nostri sensi, dimenticare ed alleviare le nostre ansie e le nostre ferite, gratificarci per i risultati che non mancheranno! Saprà aspettarci quando non possiamo dedicargli le cure di cui ha bisogno e velocemente si riprenderà quando torneremo ad occuparci di lui!